Inizio con una confidenza: le emozioni che sto provando in questi giorni sono davvero forti e quasi travolgenti. Spero di arrivare alla fine di questo intervento. Spero abbiate capito che sono tutt’altro che burbero.
In queste settimane vivrò tante novità, tanti incontri, tante nuove conoscenze. Devo, con la decisione del vescovo, affrontare una realtà nuova, molto complessa e tanto impegnativa. Lo faccio in spirito di obbedienza e con molto entusiasmo.
Dall’altra parte ci sono i ricordi e il distacco da due comunità, principalmente da quella di san Pietro a Gattinara in cui sono stato 12 anni; due realtà tanto amate, che continuo ad amare e che non smetterò di amare. Dunque, potete immaginare, sono tante le cose che affido al Signore, ogni giorno, ed è proprio necessario farlo per non restare, non rimanere superficiale.
Anche per questo, salutare, parlarvi di me, è tanto doveroso, ma diventa faticoso.
Dunque superando tutto questo vorrei condividere alcuni pensieri che nascono dal profondo e che esprimono la mia gratitudine, la riconoscenza, il ringraziamento per questi 12 anni di rapporti intensi, di lavoro e di esperienze significative ed indimenticabili.
Ritengo sia importante in questo momento ricordare il passato, rinfrescarlo per essere consapevoli, coscienti ed aggiornati di tutto quello che si lascia e si consegna: è un esercizio che fa bene, che edifica, che costruisce !
Non voglio fare l’elenco di ciò che abbiamo fatto insieme, di ciò che abbiamo vissuto, sia a livello di parrocchia, ma soprattutto con i giovani. Sarebbe un elenco lungo, ma anche facile da stilare perché basterebbe sfogliare le agende.
Invece trovo più incoraggiante trasformare questo elenco in una riflessione.
12 anni fa arrivavo qui con una lunga, positiva e forte esperienza missionaria in Terra Santa. Terra particolare, le emozioni legate ai luoghi santi sono uniche ed influiscono tanto sulla persona.
L’impatto iniziale non è stato semplice. Durante il primo anno ho incontrato alcune difficoltà: la situazione dell’oratorio richiedeva un approccio diverso, più deciso, più fermo, più autorevole e … tanto diverso da quello a cui ero abituato in Libano o a Robbio. Posso dire di esserci riuscito. Ho toccato però con mano la fatica educativa e ho dovuto affrontare anche qualche incomprensione.
Per contro, e lo dico con tanta forza, dall’inizio ho avuto il pieno appoggio e il sostegno di don Franco. Così pian piano i ragazzi, giovani, diventavano protagonisti, positivi, dell’oratorio e si sono lasciati coinvolgere, con entusiasmo e impegno, nella proposta educativa.
In particolare, una realtà che ho vissuto come dono speciale è stato quello dei martedì dei giovani. Un incontro settimanale. Una partecipazione continua che dura da 12 anni, soddisfacente e condivisa. Penso che don Bosco gioisca di questo!
Animatori ed educatori che spendono un sacco di tempo per i più piccoli, che donano tanta gioia attraverso la loro passione e la loro dinamicità.
L’oratorio è una proposta vincente: non è un parcheggio, non è una tabina, ma un ambiente educativo in cui il tempo permette di liberare le energie più belle dei ragazzi e li proietta nell’età adulta ricchi di un bagaglio importante di fede e umanità.
In questi anni, praticamente dall’inizio, ho sperimentato tanta simpatia e grande appoggio da parte di diversi parrocchiani. Permettetemi di fare tre esempi.
1- durante l’organizzazione del pranzo di don Bosco, mi sono rivolto a un supermarket per l’acquisto degli affettati e, al momento del pagamento, il responsabile, ex-allievo salesiano, mi disse che aveva già pagato don Bosco.
2- in un altro supermarket, per le ordinarie spese per l’oratorio, quando mi sono avvicinato alla cassa qualcuno mi toccò la spalla. Era una signora che mi diceva che avrebbe pagato lei.
3- un giorno, in una ditta, il proprietario mi disse di aspettare un momento. Al suo ritorno mi consegnò una busta con un’ingente somma per l’oratorio.
E così potrei continuare ricordando le centinaia di pizze offerte, e così via.
Vedevo quello come un segno della forte consapevolezza delle persone che il campetto dell’ oratorio è terreno di crescita, di maturazione, di formazione e costituisce una promessa per il futuro, per il futuro dell’intera comunità. È stata per me un’esperienza personale tanto arricchente dalla quale ho imparato tanto.
Concludendo vorrei formulare un augurio per il cammino promettente, che continua, che prosegue. Un cammino che continua perché ci sono le risorse nuove, le capacità umane, la disponibilità delle persone, perché le cose vanno bene o vanno male … ma soprattutto il cammino è promettente perché con noi cammina il Signore Gesù, che è garanzia di continuità della nostra fede, grazie anche al lavoro educativo svolto da una comunità a partire da don Franco aiutato dal chierico Salvatore, dai catechisti, dagli animatori e da tutti coloro che si impegnano perché credono in questi valori.
Per tutto questo dico grazie al Signore, per l’intensità e la bellezza di questi anni; dico grazie a Gesù per tutti voi, in particolare per i giovani, gli animatori, i ragazzi, per le catechiste e tutti gli amici dell’Oratorio.
Ringrazio:
– le autorità, il Sindaco con il suo consiglio, per avermi conferito la cittadinanza onoraria…ne vado molto fiero.
– Le associazioni come gli Alpini, le ex-allieve, tutti coloro che sono coinvolti nella gestione del Cortile delle suore, le suore salesiane con la loro simpatia e incoraggiamento. Non ci sono più tra noi, ma hanno condizionato tanto il miei primi passi in oratorio
E infine, non perché sia il meno importante, anzi, un ringraziamento particolare, speciale a don Franco, per la sua grande capacità di apertura, di cui solo noi missionari siamo capaci, per la fiducia riposta in me dall’inizio e per il supporto, per il rispetto della mia autonomia di azione.
Grazie.
Don Jarek