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Gli auguri di don Franco

Gli auguri di don Franco

Carissimi,
nello scorso mese di novembre ho avuto la possibilità di partecipare ad un pellegrinaggio in Terra Santa organizzato dalle diocesi di Vercelli e di Biella. Oltre che la terra di Gesù, scopo del nostro pellegrinaggio era anche visitare i luoghi dove il primo vescovo di Vercelli, Sant’Eusebio, fu esiliato per cinque anni a causa del suo impegno di difensore della fede contro l’eresia Ariana sostenuta dell’imperatore romano Costanzo. Fu da quei luoghi santi, secondo la tradizione, che il vescovo Eusebio portò due statue della Madonna, una ad Oropa e l’altra a Crea. In una lettera che Sant’Eusebio da Bet She’an, luogo della sua prigionia a trenta chilometri a sud di Nazaret, scriveva ai cristiani di Vercelli, possiamo trovare profonde riflessioni che ci preparano al Natale.
“Vi scongiuro di custodire la fede con grande vigilanza, di conservare la concordia, di pregare con frequenza e di ricordarvi di noi affinché il Signore si degni di liberare la sua Chiesa che soffre su tutta la terra”
Fede, concordia e preghiera. Un tema che Eusebio ripete continuamente ai suoi fedeli per confermarli nella loro testimonianza del Vangelo. Purtroppo questa esortazione sembra che sia “voce che grida nel deserto”. Tutti cerchiamo la pace ma siamo sopraffatti da continue parole di odio, di paura, di rancore gli uni verso gli altri. Sempre nella Bibbia leggiamo che chi semina vento raccoglie tempesta. E proprio a Betlemme, dove gli angeli cantarono “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama” c’è il simbolo dell’odio tra le genti. Un muro di cemento alto otto metri che divide due popoli che da migliaia di anni sono in guerra l’uno contro l’altro. Sono convinti che la pace si conquista con la violenza. E’ il mondo, compresa la nostra cara Europa che vuole dirsi cristiana, che non ascolta le parole di Eusebio che invita alla fede, alla concordia e alla preghiera. Il mondo che ancora crede di costruire la pace con muri e reticolati. “Dove c’è un muro – ripeteva continuamente il santo Papa Giovanni Paolo II – c’è chiusura di cuore. Servono ponti, non muri.”
Sarà questo un Santo Natale di fede, concordia e preghiera? Lo auguro a tutti voi.

don Franco

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